Alla ricerca del Pistin

Finalmente il maltempo ha allentato la sua morsa, un pallido sole ha riscaldato le nostre bagnate membra e la voglia di bike è esplosa.

Grazie a questa breve pausa in una tranquilla sera d’estate, sfruttando gli ultimi raggi di sole, siamo andati a far girare le gambe e sgranchire le ossa e quale migliore occasione per andare a provare il Pistin di Lugo appena finito ed inaugurato dalle TDM.

Cosi fuggito dal lavoro il prima possibile, caricata la bike mi sono diretto al punto di randevu, preparato tutto il necessario, inforcata la bike abbiamo iniziato a percorrere la dolce salita che ci avrebbe condotto all’inizio del Pistin.

La temperatura piacevole, gli ultimi raggi di sole che filtravano dalle cime che si affacciano sulla vallata, gli scorsi sulla zona sottostante, il cinguettio degli uccelli all’imbrunire ci hanno accompagnato durante la salita, una salita piacevole, mai estremamente dura ma agilmente pedalabile e chiacchierabile.

Durante la salita abbiamo potuto ammirare i danni causati dalle copiose intemperie che hanno colpito la zona, rami rotti, alberi sradicati, smottamenti, frane, asfalto danneggiato, sono solo alcuni dei segni del dissesto idrogeologico che affligge la zona, le piogge abbondanti ed improvvise, trasformano i sentieri e le strade in veri torrenti impetuosi che trascinano a valle terra e tutto quello che incontrano sul loro cammino, creando problemi importanti, che deturpano la zona e la rendono impraticabile e pericolosa.

Credo che solo l’azione mirata e studiata di consolidamento e mantenimento del territorio potrebbero mitigare o addirittura risolvere la situazione, ma ad oggi solo la buona volontà di alcuni soggetti isolati che con operazioni circostanziali provano a mettere una toppa dove servirebbe tutt’altro, rendono queste zone ancora fruibili e raggiungibili, ma per quanto?

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Questa fu una riflessione che mi colpi durante il tragitto ma finalmente la salita era finita, ora iniziava il divertimento, ovviamente non prima di aver perlustrato il percorso per vedere cosa era stato fatto, pertanto ci avviammo a passo d’uomo lungo il tracciato per studiare il luogo, i manufatti e le linee.

Il primo giro di studio si rivelò interessante, il fondo bagnato e viscido lasciava poco margine d’errore, le parabiliche dovevano essere cesellate come opera d’arte per uscire il più veloce possibile, i drop dovevano essere fatti alla giusta velocità, sicuramente un fondo non ideale ma intrigante da prendere a tutta.

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Così una volta studiato il tutto, nel secondo giro ci lanciammo, curva Natale, il doppio, parabolice La menti, drop spinara, il Muro del pianto, curva Vacca dialla, il su e giu, il droppone, il kicker del dosso e per finire la mulattiera.

Una discesa tutta d’un fiato, veloce e carina, un bikepark in miniatura, un’opera darte come un bonsai, piccolo ma intenso.

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Sicuramente un plauso va a tutti color che hanno creato questa mini opera d’arte, da ampliare e curare proprio come un bonsai.Dopo un paio di discese la luce iniziò a calare e decidemmo cosi di scendere a valle utilizzando la discesa Zuanni, infatti l’attacco della discesa è alla fine del Pistin, quasi in soluzione unica.

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La discesa si rivelò un bellissimo singletrack con rocce e gradoni, da affrontare a tutta, il giusto finale dopo l’adrenalina accumulata sul tracciato del Pistin.

 

Condizioni generali

 

 

 

 

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