Lessinieggiando a zonzo per sentieri

Quando in pianura la temperatura estiva rende proibitiva ogni forma di attività fisica, il biker lascia le zone abituali di “caccia” e si rifugia in montagna per trovare refrigerio e nuovi trail a lui sconosciuti.

Fù cosi che in una torrida giornata di metà Luglio, presi armi e bagagli e mi diressi in Lessinia.

Il viaggio non fù certo breve, ma man mano che mi avvicinavo alla mia destinazione la temperatura diminuiva e pian piano l’aria condizionata della macchina lascio spazio alla brezza dell’alta montagna.

Tra un pascolo e l’altro, dopo l’ennesima curva arrivai finalmente al punto di partenza che mi ero prefissato, si trattava del ponte dell’Anguilla, appena dopo Erbezzo, dove la strada asfaltata intersecava il tracciato del Vajo dell’Anguilla, che iniziava molto piu a valle, e dove iniziava il Bosco dei Folignani.

Scaricata la bici e la solita attrezzatura ero pronto per la partenza.

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Fin dalle prime pedalate mi accorsi che il gps era fuori uso, la gola della valle era talmente stretta e la vegetazione talmente fitta, da non permettere l’individuazione di nessun satellite, sembrava quasi che la natura volesse isolarsi, proteggersi dalla tecnologia molesta.

Pian piano i rumori della civilta si smorzarono e si persero, i rombi delle macchine e delle moto che abitualmente percorrevano le strade asfaltate andarono scemando, mi sentii quasi abbandonato nella natura, in un ambiente quasi fuori dal tempo, immerso in una dimensione, anzi in un tempo che scorreva molto più lento e pacato del normale, un luogo che aveva visto passare secoli, generazioni e stagioni ma che era rimasto sostanzialmente immutato e distante dalla quotidianità che attanagli noi poveri mortali.

La salita inizio pian piano ad aumentare di intensità, ma il fondo compatto permetteva una pedalata agile e sciolta grazie ad un ottimo grip delle ruote, la stessa vegetazione fitta che impediva al gps di funzionare, non permetteva al sole di far filtrare i suoi caldi raggi e grazie ad una costante brezza l’aria era  mantenuta sempre fresca e frizzante.

Spesso incontravo piazzole attrezzate di tutto punto per pic-nic all’ombra di alberi secolari ed inoltre molte tabelle informative permettevano di reperire informazioni sulla flora e la fauna locale, lavoro stupendo per tutti coloro che si avventurano in queste zone e siano interessati a reperire informazioni utili durante la loro escursione.

In questo stato di semibeatitudinenaturalisticafaunistica arrivai al bivio che indicava Malga Lessinia, era giunto il momento di lasciare il Vajo dell’Anguilla ed inerpicarmi per la salita che mi avrebbe condotto verso il punto piu alto della mia escursione, dalla cartografia sapevo che sarebbe stata una bella sudata e che avrei dovuto faticare non poco, nulla in confronto alla bella strada battuta che avevo fatto fino ad ora.

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Inizia cosi a salire, sempre di più, la pendenza aumentava, il sentiero si inselvatichiva, finchè ad un certo punto mi trovai a pedalare in un torrente che scorreva, il sentiero era invaso dall’acqua che rendeva il fondo scivoloso e fangoso, rimanere in sella era impossibile, ma anche tornare indietro non era nelle mie opzioni, pertanto passo dopo passo e spinta dopo spinta arrivai finalmente alla Fontana degli Alpini, una fontana naturale, talmente straripante di acqua da rendere il sentiero un piccolo ruscello di montagna.

La fatica non era finita, la salita continuava ed  era sempre molto impervia, finche non arrivai ad un cartello che diceva “tratto tecnico – meglio scendere” sinceramente dopo tutta la fatica fatta, sapevo benissimo che era rivolto a coloro che scendevano, ma mi sentii seriamente preso in giro, fortunatamente la parte difficile era finita, ma non la salita.

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Una mulatiera, sempre molto ripida, mi condusse fino alla strada asfaltata che conduceva a Malga Lessinia, ma per mia fortuna il tempo della salita era finito, ora iniziava la parte interessante della escursione, la discesa.

Grazie ad una stradina secondaria percorsi agilmente diversi chilometri in leggera discesa, quasi costeggiando il nastro d’asfalto percorso dalle macchine, in breve tempo arrivai alla contrada Arnezzo, attraversando sonnolenti pascoli e vallette placide.

Dopo una serie di sali-scendi in luoghi stupendi, arrivai alla contrada Strozzi, sapevo che ormai stavo finendo il mio bel giretto, ma ad ogni modo rimasi piacevolmente stupito nel trovare un tratto di sentiero molto tecnico, non banale, fatto di gradoni, pietrone e tratti sconnessi, il giusto finale per la mia escursione.

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Esaltato dall’ultimo tratto di sentiero arrivai alla contrada Menegazzi dove fui costretto a riprendere l’asfalto per tornare alla macchina, ma non prima di aver fatto una discesa a freni sciolti per asciugare il sudore di questa bella escursione.

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In questa mia escursione ho visitato posti stupendi, fuori dal tempo e spero che rimangano tali per tutti coloro che avranno la voglia di avventurarsi in questa zona fantastica che è la Lessinia, fatta di luoghi ma anche persone disponibili e con il sorriso in volto, sempre pronte a dare consigli e raccontare le loro storie, storie che inesorabilmente si intrecciano con i luoghi in cui vivono e che sono un connubio indissolubile.

Condizioni generali