Montecchio sotto la neve

Raccontare un’avventura vissuta è sempre molto difficile, è come scrivere di un bel film dopo averlo visto, trasmettere le sensazioni, gli stati d’animo, gli odori, i brividi, non è mai facile.

Le previsioni lo dicevano, ma la certezza non c’è mai, così nonostante il brutto tempo, io ed uno sparuto gruppo di masochisti, siamo andati alla ricerca della neve.
Uscito dal garage, la temperatura ha iniziato a scendere vertiginosamente, considerate le temperature a cui eravamo abituati, trovarsi a -2 è uno shock termico non indifferente, ma grazie all’equipaggiamento, ormai già testato e fidato, il freddo non è stato un problema.
Arrivato al punto di ritrovo, qualche fiocco di neve ha iniziato timidamente a cadere per poi smettere dopo pochi minuti.
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Abbiamo iniziato la salita sul Monte Ongarine, una salita semplice ma costante, sempre in tiro, che pian piano abbiamo affrontato chiacchierando e discutendo ed in breve tempo ci ha permesso di arrivare a Montecchio.
Gli scorci che si aprivano su Verona mostravano paesaggi stupendi, tra nuvole, nebbia e giochi di luci.
Con una certa incredulità abbiamo trovato il bar del paese aperto e tutti abbiamo optato per un buon caffettino caldo e ristoratore e mentre eravamo impegnati ad assaporare la bevanda calda, lei è arrivata.
Come una diva, che si fa attendere, ma alla fin fine arriva, splendida, immacolata e bellissima è comparsa la neve.
Pian piano avvolge tutto e tutti, i suoni si affievoliscono ed i soliti paesaggi acquistano quella magia tipica dell’inverno innevato, gli alberi si appesantiscono e curvano i loro rami, le strade si fondono con i campi e tutti diventa bianco e nero come in un film d’epoca.
La neve cade immacolata ed acquista sempre maggior vigore, ci vestiamo e partiamo subito, siamo i primi, i primissimi davanti a noi solo il bianco candido ed immacolato, siamo noi a fare la traccia, dietro di noi le nostre ruote disegnano traiettorie che presto scompaiono sotto la neve fresca che cade.
Lasciamo la stada asfaltata, o almeno quello che ne resta, e ci avviamo sul trail, è difficile distinguere il fondo, tutto è coperto di neve, solo alcuni bozzi sbucano fuori dalla coltre bianca, ma non si capisce se siano sassi, rami o altro, la guida diventa istintiva, impossibile calcolare o capire quale sia la traiettoria migliore.
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Il sentiero diventa subito viscido, il fango sotto la neve non si vede ma c’è, le ruote si coprono di neve e perdono aderenza, la pendenza aumenta e dobbiamo impegnarci al massimo per condurre la bike che scivola da tutte le parti, che tenta di disarcionarci e di scivolare via.
Finiamo il tratto tosto, ora siamo in valle, ma la strada è ancora lunga, intraprendiamo una veloce discesa, ma il divertimento dura poco, iniziamo a salire, ma le ruote non tengono e ben presto siamo costretti a scendere e spingere, si scivola, si arranca, ma l’avventura che stiamo vivendo vale tutti questi sforzi.
Superiamo l’ultima salita e decidiamo di scendere a Villa Novare, tagliando il pezzo tecnico ma prendendo il sentiero che taglia nel bosco.
Veniamo avvolti dalla vegetazione bianca, ci immergiamo nel bosco e percorriamo il sentiero avvolti dal bianco, sembra di essere in uno di quei video canadesi girati d’inverno.
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Curve, neve, alberi, neve, fango, ghiaccio ed ancora neve, ma la situazione si sta scaldando, la neve inizia a scendere mista ad acqua, dobbiamo sbrigarci perché la situazione inizia ad essere umida.
Finiamo il trail, ci salutiamo ed ognuno torna a casa propria, inzuppati, infreddoliti, ma con la magia della neve negli occhi e nel cuore.

Un giro stupendo soprattutto per la compagnia, i paesaggi e la neve che per un momento ci ha fatto tornare tutti bambini.


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