Negli ultimi anni abbiamo visto la comparsa di nuovi segmenti come l’allmountain, il freeride e l’enduro, con relative evoluzioni 26, 29, 27,5 e 27,5+ ed ovviamente correnti di pensiero correlate.
Oggi assistiamo alla nascita di una nuova corrente, la Fat Bike, infatti come per le altre categorie non è solo una bici ma proprio una corrente di pensiero, un nuovo modo di concepire la bici e l’escursionismo ed ovviamente un nuovo segmento di mercato, insomma un nuovo mondo bike.
In rete si trova molto materiale, si vedono video, articoli, test ed ovviamente diversi produttori stanno iniziando ad avventurarsi in questo segmento.
Ma ovviamente non c’è nulla di più bello della possibilità di poter mettere le chiappone sopra quel sellino con le ruote giganti.
Cosi un giorno, io ed un gruppetto sparuto di amici, ci siamo recati a Lavarone ed abbiamo noleggiato le Fat Bike.
Purtroppo il meteo non è stato dalla nostra parte, più che d’inverno sembrava di essere in primo autunno o addirittura in primavera, la neve era quasi un miraggio, le pisce da sci erano l’unica striscia bianca in zona e solamente alcune macchie d’ombra riuscivano a conservare una chiazza sporca di neve, ma non ci siamo scoraggiati.
La prima cosa che colpisce salendo su una Fat Bike sicuramente è la dimensione della gomma, ma quasi subito ci si accorge anche dell’estrema stabilità e dell’insospettabile agilità che la bici possiede.
Le generose coperture avvolgono il terreno, il grip è mostruoso e la superficie d’appoggio è infinita, questi fattori sono le premesse giuste per il divertimento.
Sin dalle prime pedalate ci si rende conto che questa tipologia di bici non è rivolta a coloro che vogliono correre in salita o fare tempi record sul giro.
Il comportamento della bici è quasi goffo a bassa velocità, ma basta prendere un po di velocità in discesa che la bici mostra il suo carattere godereccio e irriverente.
La voglia di lasciare il tracciato del sentiero principale si impossessa subito di noi, il sottobosco ampio e libero ci attira, i rametti secchi sotto le nostre ruote vengono frantumanti e gli ostacoli nascosti sotto le foglie sono sorpassati con sorprendente semplicità.
Dobbiamo faticare non poco per non divagare troppo dal giro principale ed anche trovare una chiazza di neve è stata una impresa.
Il tracciato e gli scorci del paesaggio sono bellissimi, ideali per una gita tranquilla in bici, in una radura troviamo molti alberi abbattuti che formato ostacoli ai quali non possiamo sottrarci e sgonfiate opportunamente le gomme, ci divertiamo a cimentarci in evoluzioni quasi da biketrial o meglio fatrial, ed ancora una volta vengo stupito dalla stabilità e potenza di questa bici, che con poco sforzo permette di superare ostacoli impressionanti.
Durante il tragitto troviamo un fantastico punto panoramico e storico fornito dal Forte Belvedere, una roccaforte, nel vero senso della parola, Austriaca della Prima Guerra Mondiale, che artigliata al costone di roccia, domina e controlla tutta la vallata sottostante, lo stato della fortezza e la sua conservazione sono ottimi e sembra tutt’ora ancora in uso, ed ovviamente è impossibile passare senza visitare il sito.
Purtroppo il sole ci abbandona e si alza un vento molto freddo, la temperatura scende e siamo ben presto sferzati da una pioggerellina ghiacciata che ci entra nelle ossa.
Fortunatamente siamo a buon punto del giro, il tracciato si snoda tra borghi sonnolenti e quasi disabitati, abbiamo anche l’occasione di fare qualche curva sulla neve e qualche derapata controllata sul ghiaccio.
E dopo l’ennesima curva ci troviamo magicamente al punto di partenza.
Tirando le conclusioni della giornata è innegabile che questa tipologia di bici sia divertente, anzi divertentissima e riservi doti inaspettate di stabilita, agilità e maneggevolezza, inoltre abbiamo solamente scalfito le molteplici possibilità che la zona offre in merito di tracciati e panorami, sicuramente una meta adatta a molte persone e da ritornare anche con la neve (magari)!
Condizioni generali
