Lo Scassatone della Fabbrica

Se vi piacciono i trail veloci, belli scorrevoli e con il fondo bello compatto come un tavolo da biliardo, fermatevi subito, questo sentiero non fà per voi.

Il trail della Fabbrica è sempre stato uno scassatone, da quanto ne ho sentito parlare e da quando l’ho fatto per la prima volta circa 20 anni fa, e con il tempo non si è certo ammorbidito, anzi come si sa invecchiando si peggiora.

Non mi dilungherò sulla salita in quanto l’attacco del sentiero vero e proprio si può raggiungere o concatenare con molti altri trail presenti in zona, ma sicuramente il punto d’inizio a cui dovrete prestare attenzione è i Colonei di Pesina o Dosso dei Cavalli.

Infatti, proprio da qui, parte il trail della Fabbrica o il sentiero 662.

Lasciata la mulattiera del Baldo, quella che parte dalle due Pozze e arriva fino a Malga Valfredda, il trail subito si immerge nel sottobosco,  presentandosi con una pendenza accentuata ma comunque guidabile e piacevole, oltrepassato un cancello, la storia cambia drasticamente, se a questo punto vi affiora qualche dubbio… bene, siete ancora in tempo per ripensarci.

Il sentiero inizia a scendere in linea retta lungo il crinale, i passaggi si fanno sempre più scassati e ravvicinati tra loro, sospensioni ed ammortizzatore quasi non hanno il tempo di dilatarsi che subito arriva una nuova asperità, tronchi marci e foglie secche nascondono come sempre qualche insidia ed ogni tanto, anzi molto spesso, bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo e sperare che vada tutto bene, è difficile se non impossibile memorizzare tutte le linee del tracciato, che sono in continuo mutamento grazie agli agenti atmosferici che modellano incessantemente questo territorio.

Non c’è un attimo di riposo, lo scassato continua e se è possibile diventa sempre più cattivo, dopo di ché ad un certo punto la situazione si spiana e si arriva in una dolce radura piena zeppa di ortiche.

Abbiamo qualche momento di tranquillità ed ammiriamo nascosta tra la vegetazione la facciata della fabbrica, edificio ormai fatiscente, quasi ingoiato dalla vegetazione.

Ma la discesa non è ancora finita, anzi siamo a metà dell’opera e le braccia e le gambe urlano già vendetta, un sorso di acqua e via, si continua.

La sinfonia, da una parte adorabile e dall’altra dura e minacciosa, non cambia, gradoni, sassi smossi, pendenze impegnative continuano a martoriare le nostre membra provate.

Trovare la linea giusta non è affatto facile, qualche ruzzolone ovviamente è già messo a preventivo, ma grazie alle protezioni, sempre e comunque indossate e ben salde, ne usciamo senza grandi danni.

Mai come in questo caso le protezioni sono fondamentali, tutte, ben allacciate e posizionate perché l’unico modo per tornare a casa una volta iniziato questo trail è o con le proprie gambe oppure in elicottero.

Dopo un tempo che pare lunghissimo la vegetazione si dirada e si intravede il panorama su Caprino Veronese, un bel passaggio esposto, ripido e scassato, con una bella curva a gomito finale, ci preannuncia che siamo quasi arrivati alla fine.

Un paio di curve e ancora qualche roccia ed iniziamo ad intravedere alcune case, segno che siamo quasi arrivati.

Il più è fatto e siamo tutti sani e salvi, segno che comunque è andata bene.

Per riassumere in poche parole questo trail direi… scassato, impegnativo e infinito, sembra non finire mai, sicuramente non adatto a neofiti, ma a colore che possiedono una ottima tecnica e resistenza e da fare assolutamente accompagnati!

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Fabbrica00
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