Il Passo del Tremalzo

La pratica Tremalzo era nei miei archivi già da parecchio tempo, purtroppo non era mai capitata l’occasione, la possibilità di evadere questa che ormai stava diventando una mia fissa estiva, infatti ad ogni estate mi proponevo e riproponevo di fare questo giro ed immancabilmente ogni volta succedeva qualcosa che mi costringeva ad abbandonare questo progetto.

Ma questa volta no, mi ero documentato, mi ero preparato, avevo pianificato, mi ero informato ed in fine mi ero deciso!

Caricato tutto il necessario, e forse anche di più, sveglia presto e prima ancora che il sole facesse capolino da dietro le montagne ero lanciato in autostrada in direzione Brennero.

Abbastanza velocemente sono arrivato a Molina di Ledro, dove avevo pianificato il mio punto di partenza, parcheggiata la macchina e preparato il tutto ho inforcato la bici e sono partito.

Da subito sono stato investito dall’aria fredda del mattino che scorreva dalle valli e dal lago, ancora carica di umidità ed odori della notte.

Ho iniziato a macinare chilometri, costeggiando il Lago di Ledro e poi proseguendo tramite una bellissima pista ciclabile che si snodava attraverso i paesini ancora assopiti nel fondo valle. Man mano che il tempo passava e la temperatura aumentava la zona si svegliava e facevano la loro comparsa insetti, farfalle e il cinguettio degli uccelli.

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Ma ormai la poesia era finita, sapevo che a breve sarebbe iniziata l’impresa, infatti dopo una curva, il tracciato della ciclabile svoltata a destra, mentre un bel cartello bianco-rossa sulla sinistra indicava implacabile il Passo del Tremalzo e giusto per far capire subito che non si scherzava, mi si presentò una rampa implacabile con una pendenza assurda avvolta da una foresta nera e cupa, se il buon giorno si vede dal mattino… la mia sicurezza iniziava a vacillare.

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Dopo circa un chilometro di folle salita, sembrava di risalire dall’Ade tanto era dura, finalmente incontrai il tracciato della strada statale che, per mia fortuna, più dolcemente conduceva alla mia meta. Una pedalata dopo l’altra iniziai a salire, sapevo che era una salita lunga e senza pause che mi avrebbe massacrato le gambe, pertanto era importante mantenere una pedalata rotonda e costante, senza strafare o strappi, ma morbida e regolare ed è quello che mi imposi, calma una goccia dopo l’altra o meglio una pedalata dopo l’altra.

Tornante dopo tornante la strada saliva, per mia fortuna la vegetazione forniva ampie zone di ombra e la temperatura era abbastanza fresca e gradevole, inoltre gli scorci di paesaggio che si aprivano sulla valle mostravano degli spettacoli senza pari.

Durante la salita spesso venivo superato da bike shuttle che portavano altri bikers comodamente al passo, per un momento un pizzico di invidia fece capolino, ma venne subito spazzata via dalla mia voglia di farcela con le mie forze. Durante il mio tragitto incontrai diversi altri tipi di bikers, come ad esempio il bitumaro, che con la sua bici da strada in monoscoccasuperleggerapiudellealtre saliva come una gazzella rincorsa da un leone, incontrai l’amatoremavoforte con la sua front ultimo modello 29″ super leggere che procedeva con la velocità di un missile terra-aria, ma anche persone umane che salivano con calma con le loro frontine, insomma un pò di tutto!

Per fortuna durante la salita vi sono molti punti dove poter far pausa e abbondano le fontanelle dove sgorga una buonissima acqua fresca di montagna, sinceramente non so se fosse potabile, ma in quel momento era la cosa migliore che potessi bere, ma non potevo fermarmi più di tanto ormai la meta era a poco più di 3 chilometri e sentivo un pochina di ghisa che iniziava ad appesantirmi le gambe, era ora di continuare fino alla fine!

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Finalmente, come succede nelle migliori storie, dopo una curva, gli alberi si diradano lasciando spazio agli alpeggi, il panorama si apre e in lontananza scorgo la mia meta, manca poco, spremo tutte le mie forze e finalmente dopo poco meno di tre ore dalla partenza e circa 25 chilometri, sono arrivato al Rifugio Tremalzo, ma attenzione non è finita!!!

Dopo qualche foto al paesaggio e qualche foto di rito è subito il momento di ripartire, infatti il passo è a 2 chilometri e la strada che mi aspetta è una mulattiera scassatissima. Per percorrere questi ultimi 2 chilometri infiniti impiego quasi più di mezzora, il fondo sconnesso, il tracciato ripido, il sole a picco e le gambe stanche, sono tutti elementi da non sottovalutare.

Ma finalmente ci sono, SONO AL PASSO DEL TREMALZO!!! Ci sono arrivato, c’è l’ho fatta, attraverso la galleria del passo e mi concedo qualche minuto per ammirare il paesaggio e godermi questa mia soddisfazione personale. Ma l’escursione non è ancora finita, anzi forse adesso inizia il tratto che richiede più concentrazione di tutti.

Tiro un pochino il fiato e cerco di recuperare le forze, mentre mangio qualcosa osservo il tracciato che si dipana verso valle e mi rendo conto che non sarà una passeggiata, infatti mi aspettano tornanti a strapiombo sulla valle dove è assolutamente vietato sbagliare la traiettoria, le gambe pesanti che ormai sono piene di ghisa e iniziano a diventare rigide e il fondo del tracciato composto da sassi, sabbia e gradoni, dove le ruote rimbalzano, affondano, slittano e si impuntano ad ogni metro, insomma una discesa tutt’altro che agevole.

Come dicevo il passo è conquistato, ma la discesa sarà tutt’altra storia, non perdiamo tempo, si parte! La discesa si rivela una continua lotta per tenere la bici sulla linea più pulita, tra rocce, sabbia, tornanti e passanti. Perdo velocemente quota ed a ogni tornante il paesaggio che mi si presenta davanti agli occhi cambia e mi affascina, l’alta montagna regala sempre scorci suggestivi ed indescrivibili.

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La discesa sembra infinita, ormai sto dando fondo alle ultime forze, non sento quasi più le dita delle mani e gli avambracci, ma finalmente un cannone d’artiglieria ed una bandiera italiana segnano il mio arrivo a Rifugio Nota, il grosso del giro è fatto, la parte difficile è andata, finalmente posso fermarmi e riposarmi un pochino. Recupero le forze e mi concedo anche una bella fetta di torta e qualche minuto di riposo, ma non posso fermarmi troppo, sento che Morfeo mi chiama e potrei rischiare di addormentarmi fino a sera. Consultando il mio gps, degno e impagabile compagno di avventura, non so come avrei fatto senza, mi accorgo che la salita non è ancora finita.

Mi avvio, subito mi accoglie una rampa improponibile che mi fa prendere subito quota, il tracciato si snoda tra stupendi paesaggi, sottobosco, single track, la fatica è per un momento dimenticata ma sempre in agguato, ad ogni curva un nuovo spettacolo per gli occhi e per il cuore, ma devo sbrigarmi a chiudere il giro ormai sono veramente stanco. Per mia fortuna vedo una freccia bianco-rossa che indica la Valle di Ledro, il sentiero non sarebbe quello pianificato a tavolino, ma si vede il lago e sembra veramente bello… l’avventura mi chiama e abbandonata la vecchia strada per la nuova, mi avvio verso il Lago di Ledro. Se questa scelta dovesse rivelarsi errata, sarebbe un bel problema, sinceramente potrei trovarmi nei guai, pertanto procedo adagio, cercando di intuire se la mia supposizione è corretta. Durante la discesa trovo conferma delle mie supposizioni, con mio sommo sollievo, che il sentiero porterà alla mia meta, grazie ad alcuni biker che stravolti stanno percorrendo il trail in senso contrario, onore al merito viste le pendenze, ormai ci siamo ed a freni sciolti e cuor leggero percorro gli ultimi chilometri a velocità sostenuta.

Un paio di curve e sbuco sulla strada asfaltata, in lontananza il parcheggio, ormai è fatta, è finita, come tutte le imprese che pregustiamo da tempo, le sensazioni che provo sono molte, la gioia di avercela fatta con le mie forze, la gioia di aver portato a termine una cosa che volevo fare da tempo, la gioia di non aver ceduto alla fatica e la tristezza di aver finito, insomma quel sapore dolce con però quel retrogusto amaro delle imprese riuscite, ma con lo sguardo rivolto già alla prossima impresa, ma quale sarà? Al momento mi godo il mio personale successo, di una impresa che volevo fare da tempo, il resto si vedrà!!!

Sicuramente questo è stato un giro massacrante, forse non tanto per la salita, comunque dura, ma soprattutto per la discesa impervia, è certamente un giro da non sottovalutare non idoneo per neofiti, ma molto molto bello, dove la gestione delle proprie forze è una caratteristica fondamentale, come sanno bene tutti coloro che conoscono la montagna, infatti dare tutto in salita potrebbe essere controproducente e pericoloso per la discesa che comunque è un elemento importante da tener in considerazione.

 

Condizioni generali