Il Piano B

Purtroppo non sempre il Piano A riesce, nelle nostre vite molte variabili giocano un ruolo predominante sulle nostre decisioni o desideri e pertanto è sempre meglio avere un piano di riserva.

Purtroppo degli impegni lavorativi mi avevano impedito di partecipare ad una escursione organizzata con amici sul Corno della Paura, un tracciato che da tempo mi ero riproposto di affrontare.

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Cosi un pochino affranto e sconsolato ho iniziato a pensare ad una soluzione alternativa per il mio pomeriggio, le previsioni erano ottime, sole e caldo, pertanto era impensabile non utilizzare la bike, ma cosa fare… dove andare con le poche ore di sole a disposizione?

In questi casi è sempre difficile, almeno per me, decidere al primo colpo, ci sono molte soluzioni, con diverse caratteristiche, ma oggi avevo voglia di qualcosa di nuovo, qualcosa di…. non sò esattamente cosa, ma sapevo il luogo che sicuramente avrebbe potuto soddisfare le mie aspettative.

Cosi dopo pranzo, salutata la famiglia, mi sono inerpicato sulle famigliari pendici del Pastello, man mano che affrontavo la salita il Piano B prendeva corpo e sostanza, i contorni si delineavano più netti e la situazione diventata più chiara.

Cosi arrivato al punto di attacco della mia discesa avevo le idee ben chiare, idee chiare sul quel che volevo fare, ma non tanto sul tracciato, visto che oggi il mio Piano B era quello di esplorare un nuovo sentiero sul Pastello.

Infatti avevo deciso di battere una nuova zona, abbastanza isolata, dove sapevo esserci un trail ma del quale non conoscevo l’esatto percorso, immaginavo dove sarei potuto finire in linea di massima, ma cosa mi aspettava durante il percorso era una succulenta incognita.

Cosi pronto un po a tutto e circondato dai colori dell’autunno mi sono inoltrato nel nuovo tracciato, quasi subito sono stato inghiottito dal bosco, un tappeto di foglie arancioni, ancora fresche e non ancora croccanti, mi ha accolto.

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Il sentiero inizia a scendere lungo il pendio subito zigzagando e poi prendendo una linea orizzontale che tagli tutto il pendio, ben presto esco dal bosco e mi trovo su un tratto esposto e disseminato di rocce, il fondo del trail è molto scavato, ed a fatica tengo la bici al centro del tracciato, ad ogni curva le pedivella sfiorano i bordi alti del sentiero che assomiglia sempre di più ad una pista da bob senza vie di fuga, una caduta qui potrebbe essere molto pericolosa, meglio andare piano.

Si susseguono gradoni, tratti sconnessi, rocce e radici, tratti in discesa e tratti in rilancio e dopo l’ennesima curva mi ritrovo nel bosco, la pendenza aumenta, le frenate diventano più lunghe a causa delle foglie, costeggio la recisione di un campo ed un muretto a secco che lo delimitano e sbuco fuori dal bosco su una strada bianca vicino ad una croce.

Ritrovo l’orientamento e capisco subito dove sono, punto verso Monte, il sentiero è conosciuto, molto bello e lo intraprendo con la certezza di quello che sto per affrontare, lo conosco, la bici qui corre veloce e sicura, trovo anche il tempo per ammirare la magia dell’autunno, ed arrivo a Monte.

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Da qui potrei risalire un pochino ed andare alla chiesetta vecchia di Cavalo, ma non oggi, oggi ho voglia di ripercorrere vecchie strade fatte tanto tempo prima, forse fin troppo semplici, ma cariche di ricordi e di spensieratezza.

Faccio un tratto di asfalto e poi mi immergo nuovamente nel bosco, la mulattiera è veloce e facile, sbuco sulla strada delle cave e da qui la percorro fino alla Ca Verde.

Da qui ormai è quasi finita, percorro un ultimo tratto di discesa ed eccomi a Sant’Ambrogio, il ritorno a casa è molto veloce, grazie a stradine sterrate che corrono tra le vigne dipinte coi colori dell’autunno.

Un ultimo colpo di pedali e sono arrivato, mi giro e guardo il punto da cui ho iniziato la mia discesa, ormai il sole sta calando e le prime luci iniziano a decorare il pendio che ho percorso, sono contento, il Piano B è stato un successo!

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