L’ultimo Pangone

Alcuni anni, fá proprio il giorno dell’ultimo dell’anno, con una giornata molto più fredda e molto meno bella di oggi, io ed un mio amico ci avventurammo in Valpolicella alla ricerca del Vajo dei Pangoni. Giovani bikers alla ricerca di nuovi tracciati e di nuove avventure, ci arrampicammo fino a Cavalo ed iniziammo a cercare l’inizio del sentiero, al tempo non avevamo gps o telefonini con app cartografiche in grado di aiutarci, ma in qualche modo e dopo alcune cantonate riuscimmo nel nostro intento.  Il tracciato che trovammo ci entusiasmò e molte volte da allora ho ripercorso questo trail, uno dei più belli della zona a mio avviso. Da allora molte cose sono cambiate, ma con piacere ripenso a quella giornata ed ogni volta che posso ripercorro quella avventura che è uno dei più bei ricordi che conservo e quando ne ho l’occasione soprattutto come ultima uscita dell’anno riprendo la mia bici e parto.

Per mia fortuna quest’ultimo dell’anno è sabato, non lavoro, senza programmare nulla mi trovo ancora a letto ma il sonno ormai è passato, mi alzo per andare in bagno e sollevando gli occhi verso la finestrella rimango abbagliato dal sole, il sonno è completamente scomparso ed un pensiero fisso mi martella la testa. Corro a vestirmi, non con jeans e felpa, ma con fondello e casco ed ovviamente anche tutto il resto. Un bacio leggero a mia moglie, per non “disturbarla”, un biglietto sul comodino, così non si preoccupa, un pó di te caldo nel termos e sono fuori di casa. Esco dal garage e subito il freddo mi assale, ben presto lascio l’asfalto ed inizio a percorrere stradine di campagna, il ghiaccio ricopre ancora il terreno e l’erba che scricchiola sotto le mie ruote, il sole è ancora basso e con i suoi raggi non riesce ancora a riscalda l’aria, tutto il paesaggio è avvolto da un lenzuolo bianco di brina e pervaso da un silenzio quasi irreale. Mi sento come uno spettro che si aggira irrequieto e senza meta, ma invece conosco molto bene il mio tragitto.

Dopo qualche chilometro abbandono i vigneti della Valpolicella, è giunto il tempo di lasciare la pianura ed iniziare la salita, oltrepasso il paese di Gargagnago e mi immergo nella pineta. Il sentiero panoramico mi accoglie con un misto di pace e quiete unito ad un senso di inquietudine e tenebra, il fondo sconnesso mi costringe a diminuire la velocità, ma mi concede anche il tempo di guardare in giro e godermi lo spettacolo della natura, man mano che salgo, i suoni della civiltà si attutiscono per lasciare spazio ai suoni della natura, il frusciare degli alberi, il canto degli uccelli, il ritmico cadere delle gocce di acqua dagli alberi formate dalla brina mattutina che si scioglie.

Il bosco diventa sempre più fitto, in lontananza scorgo la luce del sole che aumenta d’intensità, il tracciato prosegue serpeggiando sul fianco del pendio e dopo l’ennesima curva sbuco in un campo coltivato a vigne, la luce del sole mi abbaglia e mi concedo qualche minuto per riposarmi e scaldarmi. Lasciare quel piccolo angolo di paradiso non è semplice ma continuo la mia salita, il fondo diventa sconnesso e sassoso, bisogna scegliere la giusta traiettoria fra il labirinto di sassi e radici che ricoprono il terreno e dare la giusta pedalata al momento giusto.

Sbuco sulla strada asfaltata, sotto di me la pianura si è  risvegliata, come piccole formichine vedo correre le macchine con a bordo le persone che si staranno affrettando per gli ultimi preparativi in vista dell’ultimo dell’anno, io invece devo affrettarmi, la meta non è certo dietro l’angolo! Invece che andare verso Mazzurega decido di allungare un pochino la salita e mi dirigo verso San Giorgio, la strada procede in leggera discesa ma dopo pochi metri ritorno su sterrato e continuo la mia salita. Percorro un breve tratto in sottobosco e sbuco in un campo di vigne, per terra uno strato di foglie rosse ricopre il campo ed avvolge il tutto come una coperta. Mi immergo nuovamente nel sottobosco, il fondo diventa molto sconnesso ma è un breve tratto e sbuco nuovamente alla luce del sole, una strada bianca mi accompagna fino a Casa Nazareth, sopra Mazzurega, per chi conosce la Valpolicella, ora mi trovo proprio sopra la croce sul Monte Solane che di notte risplende ed è visibile anche da grande distanza e sembra vegliare sulla pianura.


Un paio di pedalate ancora e sono su alle antenne del Monte Solane, la mia salita è finita, in lontananza vedo il Vajo dei Pangoni. Inizio la mia discesa, semplice e veloce, passo davanti alla chiesetta vecchia di Cavalo e poi via in centro al paese. Mi fermo qualche minuto in piazza, ammiro le decorazioni natalizie disseminate per il paesino,  bevo un sorso d’acqua alla fontana, guardando il presepe serenamente adagiato sul marmo. Indosso le ginocchiere, mi metto la felpa, calo la maschera, apro la forcella e l’ammo e sono pronto.

Passare sotto la strada statale mi dà sempre l’impressione di essere uno sciatore che esce dal cancellato di partenza, il fondo cementato e sconnesso della mulattiera mette subito alla prova le sospensioni, dopo pochi metri la strada si riempie di cocci di vasi e rocce appuntite, meglio essere il più leggero possibile per non bucare. La stradina gira a destra, un paio di curve portano all’inizio del trail, oltrepasso la sbarra di ferro e la magia ha inizio. Il sole filtra in lontananza tra gli alberi ma quasi subito mi immergo nel bosco e l’ombra mi avvolge e la temperatura diminuisce, il respiro si condensa in nuvolette di fumo che lascio come briciole di pane lungo il tracciato. Il trail si presenta subito molto pulito, gli alberi spogli favoriscono la visione del trail, lo sguardo può spaziare in lontananza tra gli alberi per studiare il percorso ed identificare la linea migliore da seguire. Le foglie secche scricchiolano sotto le ruote e nuvolette di pezzettini di foglie triturate si alzando dopo il mio passaggio, un tappeto continuo di foglie avvolge il terreno nascondendo qua e la qualche roccia o qualche ramo. Dopo alcune curve il sole torna a filtrare tra gli alberi ed in qualche momento mi acceca, ma è solo un momento e lo sguardo torna nuovamente sul trail.

Il sentiero continua a scendere tra curve e tratti sconnessi, il tracciato è ben noto, ma quando le ruote percorrono questo trail, la sensazione è sempre quella della prima volta, quel senso di eccitazione ed incertezza. Sembra di essere fuori dal mondo, nonostante la civiltà si trovi a poca distanza, l’atmosfera che regna è quella dell’ambiente incontaminato e selvaggio. In lontananza scorgo l’altro fianco della valle dei Progni che si avvicina, segno che il trail sta finendo, il sentiero curva a sinistra e prosegue in una serie di curve strette su un terreno libero da foglie e costeggiato da una fauna lussureggiante. Arriva il tratto scassato, segno che ormai la fine del sentiero è vicina, un ultimo gradone e sbuco sulla mulattiera che mi riporta a Ca Pangoni, non mi rimane che oltrepassare il cancello e la magia finisce.

Mi giro e rimango qualche minuto ad ammirare il Vajo dei Pangoni, ripercorro con lo sguardo il trail che ho appena percorso, provo ad identificare le sue curve, il suo andamento. Non mi resta che tornare a casa, anche quest’anno è finito, pedalando tranquillamente ripenso all’anno passato, alle cose belle e brutte che mi sono capitate, è tempo di tirare un pochino le somme e l’unica cosa che mi rimane da fare è ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di divertirmi, buon anno.

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