Le tre croci

Uscire in notturna non è solamente un modo simpatico per rompere la monotonia della settimana lavorativa e fare un po di movimento, ma anche l’occasione per ritrovare vecchi amici, come in questo caso.

Un vecchio amico, ormai lanciato nell’olimpo del vertical riding, è venuto a tenermi compagnia, con l’occasione abbiamo fatto quattro chiacchiere e mi ha raccontato delle sue imprese epiche.

Ne sono emersi molti spunti interessanti, ma andiamo per gradi.

Ci siamo ritrovati alla diga del Chievo e da qui abbiamo iniziato la salita verso Montericco, la temperatura percepita era abbastanza rigida, ma dopo qualche minuto di movimento e di salita, il freddo ci ha abbandonato e la temperatura è diventata decisamente più piacevole.

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L’agevole salita ci ha permesso di proseguire spediti ed ammirare il paesaggio che mutava man mano che ci alzavano, da prima il buio ci ha avvolto, illuminati sporadicamente dai fari delle macchine di passaggio e dalle nostre torce, ma poi il bagliore arancio della città, come il sole che sorge all’alba, ha fatto capolino da dietro le colline.

Abbiamo proseguito il nostro giro per Montecchio e ci siamo immersi nel fitto bel bosco, ogni ombra è diventata inquietante, mani scheletriche che in realtà erano rami di alberi spogli, facevano capolino ad ogni curva, illuminati all’ultimo momento dai nostri fasci di luce.

Ed ad un tratto siamo arrivati a Montecchio, un paio di minuti di riposo ci hanno permesso di ascoltare il silenzio della natura, punteggiato dal canto di uccelli notturni e scricchiolii del sottobosco, la temperatura ha iniziato a scendere drasticamente, così siamo stati costretti ad iniziare al discesa il prima possibile.

Quasi subito ci siamo imbattuti in grosse pozze di fango, nonostante il sole di questi giorni, il gelo del mattino e il caldo del giorno, il continuo formarsi e fondersi del ghiaccio, hanno reso il terreno un fondo fangoso insidioso.

Immersi nel bosco e nel fango, siamo arrivati al Masetto e proseguito tra sentierini e tagli vari fino alla croce del Monte Ongarine, lo spettacolo che ci ha accolto era emozionante.

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Il nero della notte, i colori sgarranti delle luci della città e le stelle brillanti, il tutto reso ancora più bello da un cielo limpido e privo di nubi, uno spettacolo.Abbiamo proseguito il nostro giro fino a Quinzano e ancora carichi abbiamo affrontato la salita che ci ha condotto fino alla sommità del Monte Cavro.

Arrivati sulla sommità abbiamo preso il single track che ci ha condotto a San Rocchetto, anche qui la visuale sulla città è spettacolare.

Il nostro giro stava per concludersi, ma non prima di aver affrontato il trail della Stella Alpina, un bellissimo trail immerso nella foresta, tra rocce, lastroni e curve secche.

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In lontananza si scorgeva il campanile di San Rocco segno che la meta era vicina, un paio di circe ed eccoci arrivati.

La serata è stata molto bella, per il trail, per la compagnia e per le chiacchiere fatte.

Vorrei concludere con una riflessione che è emersa durante il giro e ci ha lasciato un pochino l’amaro in bocca, ed alla quale sinceramente non so dare risposta.

E’ incredibile, oggi, con tutti i mezzi a nostra disposizione, come sia difficile comunicare correttamente o far arrivare le informazioni a coloro che potrebbero essere interessati, e di fatto perdersi di vista, social, forum, messanger di tutti i tipi e molto altro ancora sono strumenti potenti, ma veramente ci uniscono? Riusciamo veramente a costruire qualcosa oppure servono solamente a frammentarci in gruppi chiusi ed isolati?