L’Altra Sponda

Ebbene si, in questi giorni dove è tornato in ribalta il tema delle coppie di fatto e di molte altre questioni legate al mondo della famiglia, io ho deciso di cambiare sponda, di passare all’altra sponda.

Chi mi conosce ed anche chi qualche volta legge questi miei report, avrà sicuramente notato la mia sfegatata passione per il Monte Pastello, passione dettata dal fatto che è un luogo ricco di tracciati molto diversi tra loro ed anche perché zona molto vicina al luogo in cui vivo e dove molto spesso amo andare a divertirmi.
Ma questa volta ho cambiato sponda, sono andato dalla parte opposto, per capirsi sono andato a destra rispetto alla Valle dei Progni di Fumane.

Questa volta sono andato a Monte Noroni, un luogo che non conoscevo, che stavo studiando e di cui avevo sentito parlare, ma fino ad oggi non era mai stato protagonista di una mia escursione.

Una prefazione è d’obbligo, il tracciato che sono andato a fare non è adatto a principianti e dovrebbe essere affrontato solamente in compagnia, vista la presenza di alcuni passaggio non sempre semplici ed intuitivi, e con la traccia sottomano, perdersi è molto facile e non consigliabile in questa zona ed in questo periodo dell’anno.

Come sempre, quando mi appresto ad affrontare una escursione di questo tipo, su un tracciato che non conosco e pertanto non so esattamente cosa mi aspetti ,ed in solitaria, lo so non si dovrebbe fare mai, ma la voglia era troppa, le emozioni che provo poco prima di salire in sella, sono contrastanti, un pizzico di paura, una punta di eccitazione, un tocco di apprensione ed una spolverata di gioia, mi accompagnano mentre mi preparo.

Faccio un rapido controllo del mio equipaggiamento e sono pronto, carico la traccia ed inizio la mia avventura.

Lascio quasi subito l’abitato di Fumane ed inizio ad affrontare la salita, un paio di curve mi fanno subito prendere quota, grazie ad un paio di tagli su sterrato elimino un bel pezzo di asfalto ed in breve tempo arrivo sulla dorsale di San Pietro in Cariano.

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Ritorno su asfalto e continuo la mia salita, arrivo alla località Crocetta, il paesaggio cambia, lascio la veduta del Pastello e della Val dei Progni, il mio sguardo si affaccia su Marano e su Valgatara, in lontananza scorgo l’alta Lessinia.

Transito per le località di Pezza, San Rocco, Carazzole e Pontarola, il freddo diventa pungente, le gambe iniziano ad accusare un pó di fatica, un paio di curve ed arrivo a Monte Noroni, lascio l’asfalto e metto le ruote sul terreno.

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La salita non è ancora finita, un’ultimo strappo ed arrivo alla base delle antenne poste sulla sommità del monte, tra gli alberi vedo filtrare il sole, è tempo di cambiarsi, di togliersi gli indumenti bagnati e di prepararsi per la discesa.

Mi preparo, mi copro e parto, subito trovo della neve, croccante, ghiacciata, proseguendo sento il terreno scricchiolare sotto le mie ruote, come delle patatine dentro un sacchetto, il ghiaccio è ancora spesso e presente sotto lo strato di foglie.

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Il trail si dimostra subito veloce e divertente, intraprendo la traccia principale e dopo alcune curve, mi accorgo che non sono più sulla traccia gps, mi fermo e controllo il gps, effettivamente ho saltato un bivio, strano non l’ho visto.

Giro la bici e ritorno sui miei passi, giungo finalmente sulla traccia e mi accorgo che il percorso che mi è stato passato si dirige verso il folto della foresta, che sia la traccia sbagliata? Un dubbio si palesa nella mia mente, di solito non bisogna mai lasciare la traccia più battuta.

Intraprendo il nuovo tracciato, subito non trovo nessun segno di passaggio, procedo con cautela e finalmente noto un paio di tracce lasciate qua e là, il sentiero è giusto, aumento la velocita e percorro la traccia con più sicurezza.

Ogni tanto butto l’occhio sul gps, il tracciato si sviluppa nel folto del bosco e non sempre è facile scorgerlo, sbuco su una mulattiera, ma anche in questo caso la direzione giusta è quella che mai avrei pensato, infatti attraverso la mulattiera e continuo lungo il pendio.

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Tra passaggi scosciesi, drop, curve strette e ripidoni sbuco nuovamente sulla strada forestale, questa volta devo risalire un pochino, un paio di colpi di pedale e nuovamente mi trovo in discesa.

Questa volta il fondo permette di essere veloci, curve in appoggio, fondo compatto e sentiero largo, procedo spedito, quasi inaspettatamente sbuco su una strada asfaltata, che oltrepasso quasi senza accorgemente e ritorno nel bosco.

Il sentiero torna a salire, anche in questo caso un paio di colpi di pedale e mi trovo ad un bivio, salire o scendere?

Il sole in lontananza si appoggia sul profilo del Pastello, segnale che il tempo sta per scadere, una veloce consultazione al gps e via si scende.

Passo tra alcuni vigneti e campi coltivati, una curva a gomito mi riporta nel bosco, il sentiero diventa molto ripido con passaggi obbligati abbastanza impegnativi.

Di fronte a me scorgo il Vajo dei Pangoni, sono ormai nella Valle dei Progni, calcolo che ormai non manca molto, la temperatura inizia a scendere ed inizia a tirare un venticello gelido, meglio fare in fretta.

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Sbuco su una stradina che si affaccia sulla valle sottostante, non mi ero reso conto dell’effettiva pendenza del pendio, percorro un breve tratto di mulattiera e nuovamente mi immergo nel bosco, la discesa diventa veramente ripida e veloce, il tappeto di foglie secche che copre il terreno non permette di frenare con efficacia pertanto è consigliabile non prendere troppa velocità.

La discesa ancora una volta muta e mi trovo su un terreno molto sabbioso, in lontananza scorgo un vigneto, un ultimo ripidone e mi trovo a fondo valle in un campo coltivato a vigne.

E’ fatta, penso, una pedalata veloce in fondo valle mi riporta al punto di partenza.

Ho scoperto una zona nuova che non sospettavo nemmeno potesse racchiudere una varietà di tracciati tanto interessanti e tecnici, sicuramente da affrontare nuovamente e magari in compagnia.

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